giovedì 18 luglio 2013

Alcune riflessioni sul volantinaggio di Matera del 16 luglio 2013

Matera 16 luglio 2013
Questa mattina alle 8,30 davanti all'ingresso dell’Agenzia delle Entrate di Matera siamo arrivati io, Frank D’Addario e Marinunzia Fanelli (che ha anche scattato qualche foto, pubblicate sul sito nazionale).





Abbiamo subito “piantato” le bandiere di FARE all’ingresso dell’Ufficio ed un TOTEM del partito molto bello con il logo in bella vista.


Abbiamo subito iniziato a distribuire i volantini CONTRO GLI SPRECHI DI STATO.

In tre ore abbiamo distribuito 250 volantini (stampati ad arte dal grande Claudio Latorre), e dialogato con molte persone: nessuno ci ha spedito a quel paese e molti hanno dimostrato un vivo interesse.

C’è una gran voglia da parte dei cittadini di essere ascoltati.





Alcune persone sono ritornate per chiedere altri volantini da distribuire tra i loro amici.



Tra i cittadini che si sono fermati a parlare amabilmente con noi anche alcuni dichiarati elettori di FARE, bello! E’ importante pensare nella nostra azione politica alla responsabilità che ci derivadagli elettori (poco meno di 2 mila) che anche in Basilicata hanno affidato il proprio voto al nostro partito.





Altre hanno chiesto notizie del partito, di Oscar Giannino, e di come ci stiamo organizzando per i prossimi mesi.


Abbiamo anche ricevuto la disponibilità di alcuni rappresentanti di movimenti politici autonomi della provincia di Matera e Potenza a dialogare.

In alcuni cittadini abbiamo anche riscontrato disillusione e sfiducia.
Crediamo fermamente che tali sentimenti vanno assolutamente contrastati. E’ soprattutto questo il senso del nostro impegno.
 
Alle 10,00 ha rafforzato la “pattuglia di fattivi” l’Ing. Nobile di Montescaglioso.

Un episodio curioso. Un cittadino, d’istinto all’atto della consegna del volantino, lo ha con decisione strappato, riponendolo civilmente nel contenitore della spazzatura e gridando che MONTI ha rovinato l’Italia e che alle prossime elezioni prenderà lo zero %..naturalmente abbiamo tentato, senza successo, di spiegargli che il Prof. Monti non appartiene al nostro partito.

Ritengo che l’iniziativa vada ripetuta ed in ogni caso organizzeremo nelle nostre città altri momenti di contatto diretto ed immediato con i cittadini.

Il video della iniziativa di Matera, realizzato da TRM e dal giornalista Michele Cifarelli lo trovate sentite, sentite… sulla home page del sito web nazionale del partito a testimonianza che la BASILICATA è al centro dell’attenzione nazionale del partito.

Quando i volantini sono finiti abbiamo chiacchierato a lungo con un rappresentante di un movimento cattolico.

Alle dodici circa, dolenti ed assetati, abbiamo “liberato”, per adesso, l’ingresso del TAX OFFICE!


Michele Fanelli

mercoledì 17 luglio 2013

Convegno Green economy a Latronico 26 luglio 2013


Basta spese di Stato. Basta tasse per pagarli. Boldrin: Grazie a tutti, buona la prima e non finisce qui.

"Basta sprechi di Stato. Basta tasse per pagarli." Questo il battagliero messaggio che molti cittadini italiani hanno trovato ieri recandosi all'Agenzia delle Entrate della propria zona. A portarlo, in tutte le regioni d'Italia, in oltre quaranta località, alcune centinaia di aderenti di Fare per Fermare il declino, armati di volantini, bandiere, spillette e soprattutto buona volontà e buoni argomenti. “Molti cittadini si sono fermati a discutere con noi e ci hanno raccontato storie incredibili, di rimborsi attesi da anni, di imposte su beni inaccessibili. Per non parlare della qualità dei servizi offerti da uno Stato che pretende tanto dai suoi 'sudditi' con modalità talvolta discutibili. Se mettiamo assieme quelle di tutte le sedi potremmo farne un libro”, racconta Manuela, una militante di Seregno.
A Roma davanti all'Agenzia delle entrate in via Ippolito Nievo, a Milano in quella di via Moscova, e poi Vigevano, Desio, Vimercate, Pavia, Mantova, Torino, Vercelli, Genova, Savona, Trento, Rimini, Ancona, Macerata, Fermo, Fano, Pesaro, Pescara, Matera, ma tutte le regioni d'Italia sono state coinvolte.
Sui social media, la campagna #BastaSprechiDiStato con l’hashtag collegato ha generato circa 3.000 citazioni e 800.000 visualizzazioni su Twitter e oltre 300.000 tra condivisioni e “likes” su Facebook dove Fare per Fermare il Declino può contare non soltanto sui 60.000 fan sulla propria pagina nazionale, ma anche su una rete di pagine regionali che consentono un’ottima copertura del territorio e la partecipazione della base. Grande soddisfazione per la riuscita dell'iniziativa da parte del coordinatore di Fare per Fermare il declino, Michele Boldrin: “Non è stata una semplice protesta contro l'insostenibile pressione fiscale, ma la precisa indicazione che dietro alle alte tasse e al basso livello dei servizi ricevuti in cambio dai cittadini, spesso si nascondono grandi e piccoli sprechi di Stato. È stata la prima vera manifestazione nazionale di un partito da quando il governo Letta si è insediato. Ma non finisce qui”.

Nelle prossime settimane sul sito nazionale di Fare per Fermare il declino, dove stanno confluendo, foto, video e resoconti dei comitati locali che hanno reso possibile l'iniziativa, verrà attivata una piattaforma di Citizen Watch per denunciare grandi e piccoli sprechi di denaro pubblico anche a livello locale.

lunedì 15 luglio 2013

Anche a Matera iniziativa nazionale Basta sprechi di Stato. Basta tasse per pagarli!

Martedì 16 luglio Fare per Fermare il declino testimonierà pubblicamente e farà sentire la sua voce contro gli sprechi di Sato. Anche gli aderenti di FARE Basilicata parteciperanno alla prima chiamata all'azione da quando FARE si è dato organi democraticamente eletti. 
Nella mattinata su tutto il territorio nazionale verrà svolta un'operazione di volantinaggio che in Basilicata si svolgerà presso l'Agenzia delle Entrate di Matera. 
L'iniziativa di informazione alla popolazione, verrà realizzata anche in rete, in particolare su twitter, saranno raccolte testimonianze sia dell'operazione sia degli sprechi attraverso l'hashtag #BastaSprechiDiStato in modo che chi non può essere fisicamente nelle piazze possa collaborare con l'azione sui social, e infine verso i media verrà svolta attività di informazione sul tema degli sprechi e sull'attività del movimento nel suo complesso.
I cittadini italiani ne subiscono gli effetti finali in termini di bassi livelli di servizio e di insostenibile pressione fiscale. Ma è tempo di guardare agli sprechi di Stato come a uno dei principali problemi di questo paese. Dietro le troppe tasse e la diffusa inefficienza, sciagure nazionali che incidono in maniera profondamente negativa sulla vita delle persone, delle famiglie e delle imprese italiane, si nasconde spesso un'emorragia di risorse economiche pubbliche male impiegate, sprecate senza ritegno, buttate direttamente nella spazzatura.
Dietro a un'ambulanza che non arriva, a un'impresa o a un professionista che non vengono pagati dall'amministrazione pubblica, a un edificio scolastico che cade a pezzi, a un Canadair che non si alza a spegnere un incendio, quasi sempre c'è un utilizzo improprio di fondi pubblici. Piccoli e grandi sprechi dello Stato nelle sue varie articolazioni, dalla Presidenza della Repubblica all'ultimo dei Comuni. Anche in tempi di recessione e di patti di stabilità, lo Stato, che direttamente o tramite i suoi boiardi controlla gran parte del PIL del paese, trova il modo di utilizzare grandi risorse in modo assolutamente contrario all'interesse dei cittadini.
Alcuni casi clamorosi sono noti all'opinione pubblica: dalla gestione della crisi dell'Alitalia, agli allucinanti livelli di retribuzione dei ruoli apicali dell'amministrazione pubblica, incomparabilmente più alti dei loro omologhi stranieri. Ma c'è un continuo stillicidio di spreco sommerso, anche a livello locale. Tanto più subdolo perché ignoto a gran parte dell'opinione pubblica.
Basti pensare alla triste vicenda di "rimborsopoli" che ha portato la Basilicata alla ribalta nazionale ma che gli elettori facilmente e velocemente stanno dimenticando. Purtroppo la politica tradizionale fa affidamento sulla scarsa memoria dell'elettore lucano, per questo la giornata contro gli sprechi di Stato, non resterà un episodio isolato. Nelle prossime settimane sul sito nazionale di Fare e sui siti regionali, verrà attivata una piattaforma per segnalare puntualmente gli sprechi di risorse a livello locale e nazionale. Una diffusa attività di Citizen Watch sul territorio, per documentare dove finiscono le risorse faticosamente raccolte con il prelievo fiscale. Per queste risorse verranno poi indicati utilizzi più efficienti e utili per i cittadini. Fare non è solo protesta, ma analisi e proposta politica.
Rivotare gli stessi protagonisti dello scempio perpetrato finora, o peggio non andare a votare, equivale a versare le famose "lacrime di coccodrillo".
Non c'è mai stato così bisogno di Fermare il declino in Basilicata.
Non c'è mai stato così bisogno di FARE.


giovedì 4 luglio 2013

Boldrin: “Prima di mandare a casa il 10% dei pubblici dipendenti, meglio mandar via il 90% dei politici incompetenti!”

Il Coordinatore Nazionale di Fare rilancia la sfida sul fronte della spesa della pubblico amministrazione ma più che sull’eccesso di dipendenti pubblici punta il dito sull’inefficienza del settore causata dalla cattiva politica.



Michele Boldrin, coordinatore nazionale di Fare per fermare il declino, torna sul tema della spesa pubblica e si sofferma in particolare sul tema dei pubblici dipendenti, assumendo una posizione ancora una volta ragionata e fuori dal coro dei facili populismi: “E’ pur vero che  in Italia i dipendenti pubblici sono in eccesso, ma questo vale forse per il 10-15% di loro, almeno a livello macroscopico, analizzando il peso del settore pubblico in Italia rispetto a quello di altri paesi similari".  Il vero problema, secondo Boldrin, è nascosto altrove ed è qualitativo più che quantitativo. “Quello che veramente danneggia cittadini e imprese è l’inefficienza di questi dipendenti, o meglio, del sistema di cui essi fanno parte. Il grave è che si tratta di un’inefficienza voluta, cercata e scientificamente attuata dal sistema politico, di destra e di sinistra, che nel settore pubblico e parapubblico storicamente ha sempre trovato un comodo habitat in cui collocare i membri del proprio entourage ed esponenti della rete delle proprie clientele, indipendentemente dalle loro competenze e dalla loro preparazione.
La causa, per Boldrin, è molto chiara: “Per creare dal nulla la un serbatoio di posti da assegnare ai propri seguaci, la politica si è progressivamente inventata procedure sempre più farraginose, passaggi burocratici inutili, compiti assolutamente fantasiosi, alzando oltretutto barriere invalicabili nei mansionari, per cui se in un ufficio pubblico si brucia una lampadina (operazione che a casa propria ciascuno  compie senza problemi) si può arrivare al paradosso che l’impiegato pubblico non può cambiarla da solo ma ma deve chiamare il custode, che attiva la manutenzione, che manda un addetto, che magari prende il furgone, va dal magazziniere, ritira la lampadina e va a fare la sostituzione. Insomma, una situazione che ricorda la vecchia barzelletta dei carabinieri. Il tutto ovviamente corroborato ad ogni passaggio dalla presenza di uno o più moduli di consegna che devono essere compilati, inoltrati, archiviati. Un sistema di questo genere è generatore di inefficienza, anche al di là e indipendentemente dalla maggiore o minore buona volontà dei singoli.
Per invertire la situazione, Boldrin è drastico “Occorre smontare la macchina dello stato così come è stata concepita fin dal dopoguerra perché questa è la principale causa del ristagno. Cosa fare è chiaro a qualsiasi italiano che frequenti un ufficio pubblico o che ci lavori, però occorre prima superare due problemi: uno è culturale, e consiste nel classico “facciamolo, ma comincia tu!”, che frena qualsiasi innovazione e il secondo è che la nostra classe politica e il suo apparato burocratico su questo sistema suicida hanno costruito il proprio potere. Dunque, se l'Italia vuole cambiare deve esprimere una forma di dirigenza politica completamente nuova, non corrotta da precedenti rapporti con questo sistema  che irretisce e blocca qualsiasi tentativo di progresso.”

Boldrin estende poi il ragionamento al caso dei tribunali “Per andare sul concreto, riferiamoci alle odierne resistenze contro l’accorpamento dei tribunali: ci sono intere corporazioni (avvocati, magistrati, eccetera) che a parole possono anche dirsi d’accordo sul tema generale ma poi, quando la riforma tocca il loro ambito, alzano immediatamente barricate spalleggiati (e a volte perfino sopravanzati) dai politici locali, ben contenti di buttare al vento milioni di euro dei loro concittadini (quattordici milioni, per esempio, nel caso del tribunale di Chiavari), pagati dalle loro collettività, pur di assicurare a sé stessi qualche decina di voti in più. Allora, se gli italiani vogliono veramente cambiare, prima di mandare a casa il 10% dei dipendenti pubblici devono aiutarci a mandare a casa il 90% dei politici che li hanno governati sino a ora. Se lo faranno, l’amministrazione pubblica tornerà efficiente e sparirà anche il problema di togliere il lavoro a quell’incolpevole (fino a prova contraria) 10% di personale eccedente.