giovedì 4 luglio 2013

Boldrin: “Prima di mandare a casa il 10% dei pubblici dipendenti, meglio mandar via il 90% dei politici incompetenti!”

Il Coordinatore Nazionale di Fare rilancia la sfida sul fronte della spesa della pubblico amministrazione ma più che sull’eccesso di dipendenti pubblici punta il dito sull’inefficienza del settore causata dalla cattiva politica.



Michele Boldrin, coordinatore nazionale di Fare per fermare il declino, torna sul tema della spesa pubblica e si sofferma in particolare sul tema dei pubblici dipendenti, assumendo una posizione ancora una volta ragionata e fuori dal coro dei facili populismi: “E’ pur vero che  in Italia i dipendenti pubblici sono in eccesso, ma questo vale forse per il 10-15% di loro, almeno a livello macroscopico, analizzando il peso del settore pubblico in Italia rispetto a quello di altri paesi similari".  Il vero problema, secondo Boldrin, è nascosto altrove ed è qualitativo più che quantitativo. “Quello che veramente danneggia cittadini e imprese è l’inefficienza di questi dipendenti, o meglio, del sistema di cui essi fanno parte. Il grave è che si tratta di un’inefficienza voluta, cercata e scientificamente attuata dal sistema politico, di destra e di sinistra, che nel settore pubblico e parapubblico storicamente ha sempre trovato un comodo habitat in cui collocare i membri del proprio entourage ed esponenti della rete delle proprie clientele, indipendentemente dalle loro competenze e dalla loro preparazione.
La causa, per Boldrin, è molto chiara: “Per creare dal nulla la un serbatoio di posti da assegnare ai propri seguaci, la politica si è progressivamente inventata procedure sempre più farraginose, passaggi burocratici inutili, compiti assolutamente fantasiosi, alzando oltretutto barriere invalicabili nei mansionari, per cui se in un ufficio pubblico si brucia una lampadina (operazione che a casa propria ciascuno  compie senza problemi) si può arrivare al paradosso che l’impiegato pubblico non può cambiarla da solo ma ma deve chiamare il custode, che attiva la manutenzione, che manda un addetto, che magari prende il furgone, va dal magazziniere, ritira la lampadina e va a fare la sostituzione. Insomma, una situazione che ricorda la vecchia barzelletta dei carabinieri. Il tutto ovviamente corroborato ad ogni passaggio dalla presenza di uno o più moduli di consegna che devono essere compilati, inoltrati, archiviati. Un sistema di questo genere è generatore di inefficienza, anche al di là e indipendentemente dalla maggiore o minore buona volontà dei singoli.
Per invertire la situazione, Boldrin è drastico “Occorre smontare la macchina dello stato così come è stata concepita fin dal dopoguerra perché questa è la principale causa del ristagno. Cosa fare è chiaro a qualsiasi italiano che frequenti un ufficio pubblico o che ci lavori, però occorre prima superare due problemi: uno è culturale, e consiste nel classico “facciamolo, ma comincia tu!”, che frena qualsiasi innovazione e il secondo è che la nostra classe politica e il suo apparato burocratico su questo sistema suicida hanno costruito il proprio potere. Dunque, se l'Italia vuole cambiare deve esprimere una forma di dirigenza politica completamente nuova, non corrotta da precedenti rapporti con questo sistema  che irretisce e blocca qualsiasi tentativo di progresso.”

Boldrin estende poi il ragionamento al caso dei tribunali “Per andare sul concreto, riferiamoci alle odierne resistenze contro l’accorpamento dei tribunali: ci sono intere corporazioni (avvocati, magistrati, eccetera) che a parole possono anche dirsi d’accordo sul tema generale ma poi, quando la riforma tocca il loro ambito, alzano immediatamente barricate spalleggiati (e a volte perfino sopravanzati) dai politici locali, ben contenti di buttare al vento milioni di euro dei loro concittadini (quattordici milioni, per esempio, nel caso del tribunale di Chiavari), pagati dalle loro collettività, pur di assicurare a sé stessi qualche decina di voti in più. Allora, se gli italiani vogliono veramente cambiare, prima di mandare a casa il 10% dei dipendenti pubblici devono aiutarci a mandare a casa il 90% dei politici che li hanno governati sino a ora. Se lo faranno, l’amministrazione pubblica tornerà efficiente e sparirà anche il problema di togliere il lavoro a quell’incolpevole (fino a prova contraria) 10% di personale eccedente.

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